Italia
ITALIA SENZA MESSA?
9 Mars 2020 Njara Pascal
La messa è un rito in cui celebriamo nella sua pienezza il mistero pasquale e durante questa celebrazione (non cerimonia), riceviamo il Corpo di Cristo nel Pane consacrato. Sentire però dire da alcuni fedeli cosa possiamo fare senza la messa! Come possiamo fare senza il Corpo di Cristo! mi rende molto perplesso, per il fatto stesso che la sospensione delle celebrazioni in tutta Italia sia un disastro. È una decisione saggia per limitare il diffondersi della malattia, nella tutela della vita delle persone che vale più di ogni rito o di ogni legge.
Ma la Chiesa è davvero nella disgrazia, punita da Dio per i suoi peccati?
Qualche anno fa, presentavo nella mia catechesi sull’Eucarestia la situazione di alcune chiese del Madagascar: per la situazione precaria del servizio sacerdotale (un prete a volte deve pensare a servire fino a 50 chiese distante di non meno di 30 km l’una l’altra), si celebra il precetto pasquale a febbraio, quella buona volta in cui si può confessare e comunicare, per il resto dell’anno, ogni domenica, ci sono solo una catechesi e una liturgia della Parola con il “catechista”.
Ma si. Lì si può fare! Replicavano. Sono abituati così, dicono.
E io, finivo a dire: vorrei chiedere a Dio una grazia perché qui si potesse non celebrare la messa, per capire il suo valore e poi ritornare a celebrarlo per davvero.
Ciò che pochi fedeli hanno capito, (e purtroppo non è colpa solo dei fedeli ma anche di coloro che hanno accettato gli onori e gli oneri di servirli) cosa è la messa e cosa si consacra!
1- Nella celebrazione della messa, vengono consacrati i frutti del lavoro dell’uomo. L’uomo lavora per la vita, per migliorare la vita non per accumulare soldi. Se adesso ci viene chiesto di tutelare la vita nostra e degli altri nel rimanere fermi a casa nostra e di uscire solo per lo stretto necessario, è anche eucarestia. Qualcuno da qualche parte offrirà la fatica di questo nostro stare a casa. Non tutti noi produciamo il pane. Ieri, dei coltivatori non andavano a messa per lavorare sotto le intemperie e la neve, e noi, in chiesa a mangiare il pane, oggi siamo noi a sacrificarci (fare qualcosa di sacro) per rendere migliore la vita di tutti. È anche cosa sacra, è consacrazione.
2- Nella celebrazione della messa, vengono consacrati i frutti della terra. L’uomo può lavorare, ma se la terra non produce, invano si affaticano i lavoratori, dice il salmo. Dobbiamo ricordarci sempre che tutto è dono. E un dono, se lo riteniamo prezioso, cerchiamo di custodirlo per bene. La vita è un dono, la salute anche. E ciò che possiamo fare per mantenere questa salute, lo dobbiamo fare per dovere di cristiano. Non si può apprezzare una cosa se non quando ci viene tolta. Impariamo a capire che la messa che abbiamo “in abbondanza” è sempre un dono, non è una magia, non è l’unico modo con cui Dio ci versa la sua grazia, è semplicemente la celebrazione per eccellenza del suo Amore, e ricordiamoci d’ora innanzi che chi va a messa, non ci va per sé, si va per tutta l’umanità, in nome di tutti gli uomini per celebrare l’amore infinito di Dio per ognuno di loro.
3- Nella messa, viene invocato due volte lo Spirito Santo (Epiclesi): primo per consacrare il Pane e il Vino per diventare Corpo e Sangue di Cristo; secondo per consacrare il popolo riunito per diventare Corpo di Cristo. Non c’è Corpo e Corpo. È lo stesso Corpo di Cristo: il Pane Eucaristico e il Popolo Consacrato nel suo amore. Chi comunica all’uno comunica anche all’altro. Peccato che abbiamo dimenticato che siamo noi il Corpo di Cristo. Ogni sforzo per creare unione è “comunione”. Facciamo comunione ogni volta che ci sforziamo di superare ogni divisione o motivo di divisione dentro e fuori la nostra comunità.
Ci sono tante altre cose che possiamo ricordarci in questo momento, ma mi fermo qui per oggi. È normale avere paura, ma non è normale per un cristiano fare della la paura un motivo per rendere ancora più pesante la vita altrui. Se insieme viviamo secondo le indicazioni date, possiamo fare un passo in avanti, non per speculare su “mascherini” e “amuchine”, ma per ricordarci che anche senza la celebrazione, siamo popolo consacrato, siamo Corpo di Cristo. Altri fratelli celebrano per noi e se siamo corpo, ciò che fa la mano, da qualche parte della terra, giova al piede legato, fermo e che non può muoversi in Italia e in qualche altra parte.
E quello che ho scritto su facebook stamattina:
« noi sappiamo che tutto concorre al bene, per quelli che amano Dio »
(Rom 8, 28)
…invece di fomentare paura dentro e fuori di noi, perché non ci poniamo la vera domanda su come stiamo amando Dio. Stando un po’ a casa in famiglia, verifichiamo se ci amiamo veramente.
la « quarantesima » è anche un tempo privilegiato per poter ritornare all’essenziale, un esercizio ormai raro nella nostra quotidianità.
È il momento giusto, l’occasione buona per sperimentare la Presenza di Gesù, non solo nell’Eucaristia ma nella sua Parola, e in particolar modo, in mezzo alla famiglia riunita nel suo nome.